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SUD CRESCE LA META' DEL CENTRO-NORD, E INFLAZIONE PESA IL DOPPIO

SUD CRESCE LA META' DEL CENTRO-NORD, E INFLAZIONE PESA IL DOPPIO

ROMA-ITALIA  La crescita del Pil italiano è stimata dalla Svimez a +0,7% nel 2023: +0,4% nel Mezzogiorno, +0,8% nel Centro-Nord. Il rapporto presentato il 5 dicembre analizza l’economia e la società del Mezzogiorno, evidenziando le sfide e le opportunità che il Sud deve affrontare in un contesto di incertezza globale, inflazione, crisi energetica e transizione ecologica e digitale. Le stime sulla crescita del Pil di fatto riaprono il divario tra Nord e Sud.

Il rapporto propone una strategia basata su quattro pilastri: la valorizzazione del capitale umano, la promozione della competitività e dell’innovazione, la coesione sociale e territoriale, e la governance efficace e trasparente. Il rapporto sottolinea l’importanza di investire nel Mezzogiorno, non solo per ridurre le disuguaglianze, ma anche per sfruttare le potenzialità di crescita e di sviluppo di una regione che rappresenta il 35% della popolazione e il 24% del PIL nazionale. La riapertura del divario di crescita Nord-Sud è imputabile al calo dei consumi delle famiglie (0,5%), che non dovrebbe osservarsi nel Centro-Nord (+0,4%). Dinamica sfavorevole causata da una contrazione del reddito disponibile delle famiglie meridionali (–2%), doppia rispetto al Centro-Nord come nel 2022. Gli investimenti dovrebbero essere interessati da una dinamica positiva, ma in forte decelerazione rispetto al 2022: +5% dal +9,8 dell’anno precedente nel Mezzogiorno, +3,3% dopo il +9,1 del 2022 nel Centro-Nord.

La dinamica del Pil italiano nel biennio 2021-2022 si è mostrata uniforme su base territoriale. L’economia del Mezzogiorno è cresciuta del 10,7%, più che compensando la perdita del 2020 (–8,5%). Nel Centro-Nord, la crescita è stata leggermente superiore (+11%), ma ha fatto seguito a una maggiore flessione nel 2020 (– 9,1%). La novità di una ripartenza allineata tra Sud e Nord sconta però l’eccezionalità del contesto post-Covid per il tenore straordinariamente espansivo delle politiche di bilancio e la diversa composizione settoriale della ripresa. Fatto 100 il dato di crescita cumulata del valore aggiunto extra-agricolo nel biennio, i servizi hanno contribuito per 71,1 punti nel Mezzogiorno e 63,6 nel Centro-Nord. Il contributo delle costruzioni si è spinto 7 punti oltre la media del Centro-Nord (18,9 contro 11,9), grazie all’impatto espansivo esercitato dal Superbonus 110%.

Viceversa, il contributo dell’industria è stato limitato nel Mezzogiorno: 10 punti contro i 24,5 del CentroNord, in virtù anche del consistente assottigliamento della base produttiva subìto tra il 2007 e il 2022: quasi –30% di valore aggiunto, contro una flessione del 5,2% nelle regioni centro-settentrionali. Il confronto europeo rivela tuttavia il ritardo accumulato anche dall’industria del Centro-Nord: negli stessi anni il valore aggiunto industriale dell’UE a 27 è aumentato di quasi il 14%, quello della Germania di oltre il 16%. L’accelerazione dell’inflazione del 2022 ha eroso soprattutto il potere d’acquisto delle fasce più deboli della popolazione. Sono state colpite con maggiore intensità le famiglie a basso reddito, prevalentemente concentrate nelle regioni del Mezzogiorno.