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FOSSE ARDEATINE: 79 ANNI FA IL MASSACRO, L’OMAGGIO DI MATTARELLA

FOSSE ARDEATINE: 79 ANNI FA IL MASSACRO, L’OMAGGIO DI MATTARELLA

ROMA-ITALIA  Sull’Ardeatina, in una cava di tufo situata tra le catacombe di Santa Domitilla e di San Callisto, c’è uno dei luoghi della memoria più dolorosi della nostra storia, dal 1949 custodito da un sacrario che ne preserva il ricordo dal rischio sempre incombente dell’oblìo, come denunciato qualche mese fa da Liliana Segre a proposito della Shoah.

Il 24 marzo di settantanove anni fa i tedeschi che occupavano Roma, guidati dall’ufficiale delle Ss Herbert Kappler, trasportarono in quelle antiche cave di pozzolana 335 fra detenuti politici (civili e militari), ebrei o semplici detenuti per trucidarli nell’arco di poche ore: ad aiutarli nella ‘scelta’, il questore fascista Pietro Caruso (poi giustiziato dopo la liberazione di Roma da parte degli anglo-americani). Andarono oltre l’ordine di fucilazione di 10 italiani per ogni tedesco ucciso, impartito dopo l’attentato partigiano in via Rasella che il giorno prima aveva provocato la morte di 33 soldati.

Il massacro avvenne a 23 ore dall’attentato e fu reso noto solo a esecuzione avvenuta. Come spiegato autorevolmente dallo storico Alessandro Portelli in “L’ordine è già stato eseguito” (Donzelli), “quell'atto di guerra partigiana è presto diventato anche l'asse di una polemica che ne ha messo in dubbio l'utilità e la legittimità, e ha asserito che la strage avrebbe potuto essere evitata se i partigiani si fossero consegnati ai tedeschi. In realtà, non vi furono né il tempo, né la richiesta per la presentazione; né vale, d'altra parte, il presunto automatismo del rapporto fra azione partigiana e rappresaglia”.

Qualche giorno dopo il massacro, i tedeschi fecero saltare con la dinamite le volte della galleria per ostruire l’accesso alla cava, ma ciò non bastò a nascondere le tracce dell’orrore. Kappler, arrestato dagli inglesi nel 1947, venne condannato all’ergastolo da un tribunale militare italiano: nell’estate del 1977, aiutato dalla moglie, evase dall’ospedale militare del Celio e si rifugiò in Germania, morendo l’anno successivo. Erich Priebke, che di Kappler era aiutante, venne arrestato in Argentina ed estradato in Italia solo nel 1995: condannato all’ergastolo dalla Corte d’appello nel 1998, scontò la pena ai domiciliari fino alla morte avvenuta nel 2013. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, accompagnato dal ministro della Difesa Guido Crosetto, ha reso omaggio alle vittime nella tradizionale cerimonia al Mausoleo: presenti anche i presidenti di Senato e Camera, Ignazio La Russa e Lorenzo Fontana.