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BLITZ DEGLI AMBIENTALISTI, IMBRATTATA LA FACCIATA DEL SENATO

BLITZ DEGLI AMBIENTALISTI, IMBRATTATA LA FACCIATA DEL SENATO

ROMA-ITALIA  Dai musei, gli ambientalisti passano ai palazzi delle istituzioni. Gli attivisti di Ultima Generazione, che qualche mese fa avevano imbrattato “Il seminatore” di Vincent Van Gogh in mostra temporanea a Roma, il 2 gennaio hanno colpito con un getto di vernice arancione la facciata principale di Palazzo Madama, sede del Senato della Repubblica.

Alla base del gesto, spiegano ancora una volta gli attivisti (attiviste, nello specifico: l’azione è stata condotta da quattro ragazze), “la disperazione che deriva dal susseguirsi di statistiche e dati sempre più allarmanti sul collasso eco-climatico, ormai già iniziato, e il disinteresse del mondo politico di fronte a quello che si prospetta come il più grande genocidio della storia dell'umanità". Le richieste del movimento sono: interrompere immediatamente la riapertura delle centrali a carbone dismesse e cancellare il progetto di nuove trivellazioni per la ricerca ed estrazione di gas naturale; procedere a un incremento di energia solare ed eolica di almeno 20 GW immediatamente, e creare migliaia di nuovi posti di lavoro nell'energia rinnovabile, aiutando gli operai dell'industria fossile a trovare impiego in mansioni più sostenibili.

Cinque le persone identificate per l’atto di disobbedienza civile, avvenuto in una giornata in cui l’attività del Senato è pressoché ferma, e quasi unanimi le condanne morali da parte del mondo della politica: per il presidente del Senato Ignazio La Russa: “Nessun alibi, nessuna giustificazione per un atto che offende tutte le istituzioni e che solo grazie al sangue freddo dei carabinieri non è trasceso in violenza”. Possibile l’aumento delle misure di sicurezza intorno a Palazzo Madama, come già avviene a Palazzo Chigi e alla Camera, off limits per cittadini e passanti.

Intanto, il 3 gennaio arresto convalidato ma nessuna misura cautelativa, neanche l’obbligo di firma, per le attiviste di Ultima Generazione: lo ha stabilito il giudice nel corso dell’udienza per direttissima, dopo che il pm nella propria requisitoria aveva chiesto l’obbligo di dimora. Il processo per le attiviste si terrà il 12 maggio prossimo.