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FIGLIA DI CHE CHIEDE SOLIDARIETÁ PER LA PALESTINA

FIGLIA DI CHE CHIEDE SOLIDARIETÁ PER LA PALESTINA

GENOVA-ITALIA  La figlia di Che Guevara chiede solidarietà internazionale per la Palestina. Aleida Guevara, la figlia dell’iconico personaggio rivoluzionario Ernesto Che Guevara, ha parlato disuo padre e ha espresso la propria opinione su Medio Oriente e Palestina al network di notizie libanese Al-Maydeen.

La lunga intervista è stata condotta venerdì 9 ottobre, in commemorazione del 33° anniversario della morte del rivoluzionario e intellettuale sudamericano. “Questa è una ricorrenza molto triste per noi”, ha detto Aleida, riferendosi all’anniversario dell’omicidio di suo padre per mano delle forze boliviane sostenute dai militari statunitensi, “ma allo stesso tempo ricordarlo è molto importante per tener vivi i valori per i quali visse e morì”.

Aleida ha parlato di una dichiarazione che ‘Che’ redasse alcuni anni prima della sua morte in cui chiedeva “la creazione di più di un Vietnam per combattere l’imperialismo”.

Leggendo parola per parola un riferimento al Medio Oriente nella lettera di suo padre, ha affermato, citandolo:

“Il Medio Oriente è considerato, con tutte le sue contraddizioni, una regione in ebollizione e non è possibile prevedere fino a che punto arriverà la guerra tra Israele – che è appoggiata dagli imperialisti – e i Paesi progressisti della regione. È un vulcano ed è uno dei più pericolosi al mondo”. Commentando la dichiarazione di suo padre, Aleida ha agginto: “Questo vulcano è davvero esploso e ora sta ribollendo”.

Criticando il modo in cui le agende mondiali si muovono sulla base di priorità irrilevanti, Aleida ha esortato a “parlare della Palestina. Ci hanno spinto a spostare la nostra attenzione da questioni così fondamentali a questioni molto superficiali”.

In questa foto, che risale al giugno 1959, appare Ernesto “Che” Guevara in un campo profughi palestinese nella Striscia di Gaza con funzionari locali. Guevara fece questa visita all’enclave, attualmente assediata, solo otto anni prima della sua uccisione da parte delle forze appoggiate dagli Stati Uniti in Bolivia.

“Il Presidente degli Stati Uniti è impegnato a sollecitare il trasferimento delle ambasciate nella città palestinese (occupata) di Gerusalemme come se appartenesse a Israele. E non vediamo nessuno fare qualcosa per sfidarlo. Le persone che hanno preso una posizione (morale) contro questa decisione sono pochissime. E anzi, ci sono leader mondiali che hanno esaudito i desideri dell’amministrazione americana con completa sottomissione e in totale disprezzo e mancanza di rispetto per la volontà del popolo palestinese”.

Aleida ha parlato anche della normalizzazione araba con Israele, definendola “una questione strana e una grande crisi”. “È difficile comprendere appieno il ragionamento alla base di questa normalizzazione”.

Aleida ha anche ricordato il punto di vista del padre sulla solidarietà, quando ha detto che “la solidarietà è una condizione che deve essere sempre praticata”.

“In effetti, la solidarietà deve essere praticata”, ha detto, aggiungendo, “dobbiamo far sentire la nostra voce e alzare i pugni ogni volta che è necessario. Dobbiamo usare le armi in nostro possesso per aiutare qualsiasi Nazione che abbia bisogno del nostro aiuto, come la Palestina e la Siria”.

Aleida ha detto che Cuba è un’isola molto piccola che ha tagliato i legami con Israele per rispetto del popolo palestinese. Il ragionamento alla base di questo, ha spiegato Aleida, riferendosi alle parole di suo padre, è che “non possiamo mai prevedere il futuro ma non dovremmo mai arrenderci, e dovremmo sempre portare in alto la bandiera delle persone che aspirano alla libertà”.

“Tutto ciò è un grido contro l’imperialismo e un grido per l’unità di tutte le Nazioni contro il più grande nemico dell’umanità: gli Stati Uniti d’America” (Traduzione per InfoPal di Sara Zuccante).